Arbitrato nazionale (dottrina e giurisprudenza)

Arbitrato nazionale (dottrina e giurisprudenza)

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Arbitrato nazionale (dottrina e giurisprudenza)

Milano, 4 maggio 2021

Sono molto lieta di aver partecipato al corso di formazione ed aggiornamento in “Arbitrato nazionale (dottrina e giurisprudenza)” organizzato da Ordine degli Avvocati di Milano, CRINT e Fondazione Forense di Milano, che è appena giunto al termine

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Considero lo studio della materia dell’arbitrato un momento importante nel percorso di quei giuristi che si pongono l’obiettivo di approfondire la conoscenza di tutti gli strumenti che sono volti, in vario modo, a rendere maggiormente sicuro il buon fine di un accordo commerciale (a rilevanza sia interna che internazionale), essendo innegabile che parte significativa delle chanches che hanno gli operatori del mercato di ottenere quei vantaggi che, attraverso la stipula di un contratto, miravano originariamente a conseguire, si gioca (anche) sulla possibilità, per tali soggetti, di poter contare (a posteriori) su uno strumento (quale è l’arbitrato) in grado di risolvere in modo rapido ed efficace le controversie che potranno eventualmente insorgere tra le parti.

Se, tuttavia, l’arbitrato si pone – in linea di principio – come mezzo di risoluzione delle controversie pressoché indispensabile a livello di accordi commerciali (e ciò è tanto più vero per quelli di portata medio-grande e per quelli a rilevanza internazionale), occorre però osservare che l’efficacia in concreto di tale istituto non può assolutamente prescindere – pena la vanificazione dell’efficacia stessa – dalla sua corretta pianificazione, che avvenga nella fase di stipula della relativa convenzione. In tale ottica, non si può non notare come tale convenzione (che dell’arbitrato ne costituisce la fonte) consente di costruire un procedimento disegnato proprio in considerazione delle specifiche esigenze delle parti nel caso concreto, in ragione della innegabile centralità che l’autonomia negoziale mantiene in relazione all’istituto dell’arbitrato. Se, in ciò, non si può non individuare un innegabile vantaggio, la cui duttilità non è in alcun modo paragonabile a quella che offre la giustizia ordinaria, tuttavia tale aspetto segna anche le innumerevoli difficoltà che il giurista deve affrontare nella stesura di una convenzione arbitrale, dovendo quest’ultimo: (in negativo) evitare di lasciare la procedura di arbitrato esposta ad elementi di imprevedibilità ed (in positivo) modellare la medesima procedura in modo tale da mettere (a posteriori) la parte “vincitrice” in condizione di poter conseguire concretamente l’obiettivo perseguito mediante la (stipula dell’accordo commerciale e la successiva) attivazione della procedura di risoluzione alternativa della controversia: ciò che può avvenire soltanto a condizione che il prodotto dell’arbitrato (il lodo) possa essere riconosciuto ed eseguito nel paese in cui si trovano i beni che potranno essere utilmente aggrediti – con l’esecuzione forzata – per la soddisfazione delle pretese creditorie (in questo senso, autorevole dottrina consiglia di pianificare l’arbitrato con un approccio “a piramide rovesciata“, ove la considerazione dell’interesse materiale perseguito dal cliente – e la soddisfazione effettiva di tale interesse – costituisca il punto di partenza alla luce del quale determinare le regole che in concreto ne consentiranno il conseguimento, a pena di un uso irrazionale delle risorse del cliente).

Quanto poi all’arbitrato amministrato, se è vero che in linea di principio tale istituto offre al giurista (impegnato nella stesura della convenzione) un validissimo aiuto, consentendogli di attenuare il rischio (maggiormente alto in caso di arbitrato ad hoc) di predisporre clausole arbitrali lacunose e non sufficientemente dettagliate (il che, all’atto pratico, non è così infrequente, anche considerando che la negoziazione di tali clausole interviene in un contesto di estenuanti trattative negoziali in cui è davvero concreta l’eventualità che le parti preferiscano non dettagliare troppo piuttosto che correre il rischio di non chiudere il contratto, oppure chiuderlo in ritardo rispetto alle tempistiche necessarie per lo svolgimento dei propri affari), tuttavia l’aver propeso per la devoluzione della controversia ad una istituzione arbitrale e l’adozione del regolamento (arbitrale) predisposto dalla medesima istituzione, ancora non priva il giurista (laddove lo stato della negoziazione lo consenta) della possibilità di intervenire ulteriormente nella redazione della convenzione di arbitrato, adattandola alle esigenze del proprio cliente in modo “sartoriale”. La disciplina standard predisposta dalle istituzioni arbitrali è infatti generalmente elaborata in modo tale da poter essere derogata in quasi tutti gli aspetti, consentendo così la possibilità di personalizzare il procedimento, nel modo che è ritenuto più opportuno.

Per tutte le ragioni che ho cercato di sintetizzare, oltreché per le innumerevoli peculiarità che l’arbitrato presenta nella fase “attuativa” (peculiarità che differenziano nettamente la/le procedura/e arbitrale/i rispetto a quella del contenzioso ordinario), non posso che condividere il suggerimento, offerto da autorevole Giurista, di trattare la materia dell’arbitrato come una materia “specialistica” che, in quanto tale, presuppone l’acquisizione di numerose competenze specifiche da spendere per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato nel caso concreto, oltreché l’aggiornamento costante di tali competenze. In tale ottica, tenendo presente il suggerimento riferito, ho programmato la partecipazione ad una serie di eventi formativi in tema di arbitrato, ove è previsto il coinvolgimento di relatori di prestigio internazionale.

Per questo primo corso, in particolare, ci tengo molto a ringraziare i Relatori Prof. Avv. Marco Torsello; Prof. ssa Avv. Elena Marinucci; Prof. Avv. Angelo Castagnola; Prof. ssa Avv. Laura Salvaneschi; Prof. Avv. Gabriele Crespi Reghizzi; Prof. Avv. Francesco Luiso; Prof. Avv. Vincenzo Mariconda; Prof. Avv. Mario Paccoia; Prof. Avv. Mauro Rubino Sammartano; Prof. Avv. Sergio Menchini; Prof. Avv. Matteo De Poli; Prof. ssa Avv. Elena Zucconi Galli Fonseca e Prof. Avv. Paolo Biavati. Ringrazio poi il Prof. Avv. Mauro Rubino Sammartano per aver (anche) coordinato l’attività didattica e l’Avv. Francesca Zanasi per il suo contributo all’organizzazione. Grazie a tutti.

Avv. Federica Forlani